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Cibo per vivere e per essere uomini

L’uomo è onnivoro: ciò significa che può adattarsi a consumare cibi diversi riuscendo a sopravvivere anche in territori molto inospitali. Tuttavia, nessun popolo mangia tutti gli alimenti commestibili presenti nel suo territorio. Consumare, preferire o scartare alimenti è qualcosa che ha a che fare con la cultura e indica l’appartenenza o no a un gruppo.

Differenziarsi in base al cibo

Anche le religioni si differenziano secondo ciò che accettano o suggeriscono nella loro dieta. Mentre i cristiani sono liberi di cibarsi di ciò che hanno a disposizione, per altri il regime alimentare non è così variegato.

I cristiani non devono osservare tabu alimentari, ma seguire la moderazione ed evitare gli eccessi. Secondo i Vangeli, Gesù aveva preso posizione a riguardo dei tabu alimentari imposti dalla cultura religiosa ebraica discostandosi dalla tradizione. Così troviamo scritto nel Vangelo secondo Matteo: «Non è ciò che entra nella bocca che contamina l'uomo; ma è quel che esce dalla bocca che contamina l'uomo […] Non capite che tutto ciò che entra nella bocca se ne va nel ventre, e viene espulso nella fogna? Ma le cose che escono dalla bocca procedono dal cuore; sono esse che contaminano l'uomo. Poiché dal cuore provengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazione, furti, false testimonianze, maldicenze. Queste sono le cose che contaminano l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo» (Matteo 15,11; Matteo 15,17-20).

Ai musulmani invece è interdetto il consumo della carne del maiale e dell’alcool. Inoltre, un buon musulmano può cibarsi unicamente della carne di un animale ucciso secondo regole rituali fisse e regolamentate e completamente dissanguato. In Italia esistono Centri di Certificazione di Qualità Halāl, che hanno il compito di garantire l’osservanza delle norme alimentari. Halāl è una parola araba che significa “lecito” e in questo caso indica il cibo preparato secondo la legge islamica.

Come gli islamici, gli ebrei si devono astenere dalla carne di maiale e consumare carne di animali puri come i bovini che siamo stati completamente dissanguati. Inoltre essi devono escludere tutti i tipi di crostacei, i pesci che non hanno le squame, i volatili con il piede palmato e i predatori. In più, non possono assumere carne e latte nello stesso pasto.

Agli indu non è permesso consumare carne di vacca perché è considerata un animale sacro.

I momenti forti dell’anno

In momenti particolari dell’anno le religioni controllano ulteriormente la dieta dei propri fedeli. I musulmani si astengono dal cibo dall’alba al tramonto nel mese di ramadan.
Gli ebrei a Pasqua consumano solo pane azzimo e durante il Seder preparano cibi rituali (salsa rossa, agnello o tacchino) ed erbe amare. Inoltre il vino, che deve essere Kosher, ossia “puro”, acquista in questo momento molta importanza.

I cristiani sono chiamati a fare penitenza durante il periodo della Quaresima, il tempo di preparazione alla Pasqua in cui al credente è chiesto di fare luce sui valori da mettere al centro della sua vita. È perciò suggerito un regime alimentare austero ma non fine a se stesso: il denaro eventualmente risparmiato con l’acquisto di cibo più semplice e a buon mercato, o con il digiuno vero e proprio, dovrebbe essere donato ai fratelli in difficoltà. Durante tutti i venerdì di Quaresima è necessario che il cristiano si astenga dal consumo della carne; il Mercoledì delle Ceneri (inizio della Quaresima) e il Venerdì Santo (in cui si celebrano la passione e morte di Gesù) sono giorni in cui il cristiano è chiamato al digiuno e alla preghiera.

La sacralizzazione del cibo

L’umanità, che per molto tempo ha corso il rischio di essere cibo per i grandi predatori, è da sempre alla ricerca di nutrimento per sopravvivere, spesso strappandolo con la forza o con grande sacrificio ad una natura ostile.

L’uomo religioso crede che il cibo sia dono della divinità. Molti popoli credono che la natura nel suo complesso o nelle sue parti (la Madre Terra, il sole, la pioggia, gli animali, alcuni vegetali come il granturco) provveda il cibo agli uomini.

Anche i cristiani credono che il cibo sia dono di Dio e frutto del lavoro dell’uomo. In alcune epoche, prima di tagliare la polenta, la madre o il padre la segnavano con una croce per ringraziare Dio del sostentamento, ma anche per benedirla, affinché fosse propizia a chi l’avrebbe mangiata. Per lo stesso motivo, spesso le forme del pane venivano incise a croce prima di essere infornate. Quasi tutte le famiglie di credenti, inoltre, prima di mangiare ringraziano la divinità per il dono ricevuto.

Il cibo che separa

Non tutte le persone consumano cibo con chiunque. Presso alcune religioni è presente una rigida divisione sessuale e perciò gli uomini e le donne mangiano separatamente e in momenti diversi. Questa è l’usanza, ad esempio, delle comunità islamiche in cui le donne devono servire prima gli uomini.

Religione e bioetica

In questo periodo si parla moltissimo di OGM e cioè di piante le cui caratteristiche naturali sono state modificate in laboratorio per dare origine ad incroci capaci di resistere all’attacco di batteri, virus e a situazioni climatiche particolarmente severe. Motivo di questa ricerca non è la creazione di organismi-mostro che possano invadere la terra, ma assicurare il cibo alle popolazioni che vivono in regioni particolarmente inospitali o che sono colpite dalla desertificazione. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che oggi in alcune zone del nostro pianeta la fame miete ancora molte vittime ed è per questo motivo che gli scienziati vogliono assicurare raccolti più ricchi, frutti più grandi, prodotti che possano garantire un periodo di conservazione più lungo. Tra le piante modificate troviamo il pomodoro, la soia, il mais, il riso. A prima vista il fine di questa ricerca appare chiaramente buono: sfamare una massa sempre più grande di persone. Tuttavia è bene anche considerare il problema etico che la ricerca fa nascere: infatti non siamo ancora in grado di verificare se questi alimenti producano scompensi negli organismi umani o se siano invasivi nei confronti delle altre colture. Quando facciamo la spesa al supermercato, è bene considerare che una buona parte della merce è stata preparata usando ingredienti provenienti da questi prodotti.

Il pasto sacro

Presso molte culture il pasto sacro può essere considerato il centro della vita religiosa, un rito che rimanda i credenti alla meditazione sull’esistenza in tutte le sue manifestazioni. La consuetudine del pasto sacro è documentata già in età preistorica, ove dopo la caccia tutto il clan partecipava ad un banchetto in cui era consumata la carne dell’animale ucciso. Tuttavia, col tempo l’uomo acquisì la nozione di morte e il valore della vita dell’animale ucciso. L’uccisione di un animale durante la caccia non provoca nessun rimorso tra gli animali, mentre l’uomo è assalito da sensi di colpa che possono presentarsi non solo quando uccide un altro essere vivente, ma anche quando raccoglie piante o frutti: ciò è causato dall’empatia propria dell’essere umano, caratteristica che gli consente di mettersi al posto dell’altro, anche dell’animale. Inoltre, l’uomo è in grado di cogliere la presenza di una dimensione sacra in tutti processi vitali.

Questo problema è stato affrontato e risolto in modo diverso dalle religioni. L’Induismo e il Buddhismo escludono o consigliano ai loro fedeli di non consumare carne: secondo il Dalai Lama, infatti, «Gli animali uccidono solo quando hanno fame, e questo è un atteggiamento assai diverso da quello degli uomini, che sopprimono milioni di animali solo in nome del profitto».