WIP 1 - Aspetti dell’induismo

I testi religiosi

Le Smrti sono testi che riportano le tradizioni e la memoria dei saggi. A questa raccolta appartengono i sei Vedanga che comprendono materiali di fonetica, grammatica, metrica, etimologia, astronomia, rituali, leggi, che codificano il sistema castale, trattati, precetti per regolare la vita quotidiana. Tra questi testi possiamo ricordare il Ramayana (IV secolo a.C. – V secolo d.C.), il Mahabharata (dall’epoca vedica al VI secolo) che comprende la Bhagavad Gita. I testi più conosciuti delle Smrti sono racconti epici. I saggi autori di questi testi hanno scritto in forma poetica il passaggio dal Vedismo all’Induismo. Il Ramayana (IV sec a. C. – V d.C.) racconta le tragiche vicende dell’amore di Rama, un re perfetto, avatar di Vishnu, per Sita. Il Mahabharata (dall’epoca vedica al VI sec) comprende la Bhagavad Gita e tratta dei combattimenti che è necessario condurre senza provare nessun attaccamento o preferenza al successo o all’insuccesso. Perciò la morale è che è necessario staccarsi senza tuttavia rinunciare ad agire seguendo la legge del dharma (Karma yoga). È necessario conoscere l’Assoluto (Jnara yoga). È necessario donare se stessi attraverso la devozione a un essere divino amato appassionatamente (Bahkti yoga).

La Trimurti e le dee

Accade non di rado di sentir parlare di Trimurti indu. Questa Trimurti, che molti vorrebbero simile alla Trinità cristiana, sarebbe composta di Brahma, Shiva e Vishnu. Tuttavia, prima di stabilire somiglianze così strette tra concetti, occorre verificare se ciò che si sta paragonando sia omogeneo (non si possono paragonare le pere alle mele) e non sia una semplice riduzione di un concetto a categorie Occidentali al fine di renderlo più semplice. In realtà non esiste nessuna Trimurti. L’induismo non è una religione, ma un insieme di religioni e di modi di essere, di culture che si sostengono a vicenda e s’intrecciano tra loro. In questo complesso sistema culturale e religioso sono presenti anche queste tre divinità collegate tra loro, ma anche separate, tre correnti e modi diversi per pensare l’esperienza religiosa, si potrebbero quasi pensare come tre divinità di tre religioni diverse. Le dee sono di solito considerate spose di Brahma, Shiva e Vishnu e in questo senso esse incarnano un’energia creatrice femminile. Possiamo ricordare i nomi di Shakti, Parvati, Durga e Kali che sono tutte denominazioni della compagna di Shiva. La dea è considerata come a Madre divina dalla quale ha origine tutta la vita. Il devoto, nella pratica meditativa, deve imparare a convertire le sue passioni per far sì che l’energia della dea circoli in lui liberamente. In questo modo potrà acquistare potere sul mondo.

L’animale sacro

Gli indu considerano la vacca un animale sacro ed ucciderla è dunque un atto grave quanto l’uccisione di un sacerdote. Non è possibile cibarsi della sua carne poiché l’atto è considerato cannibalismo. Tutto ciò che dalla vacca deriva è considerato sacro: il latte, gli escrementi e anche la sua urina. Le motivazioni della sacertà assoluta della vacca stanno nella sua utilità poiché più uomini possono essere nutriti per molto tempo da un animale che altrimenti se ucciso potrebbe sfamare alcune persone ma solo per un tempo assai limitato.

WIP 2 - La vita e l’insegnamento del Buddha

Vita del Buddha (560-480 a.C.)

Siddharta Gautama nasce verso il 560 a. C. vicino a Benares ed era membro della tribù guerriera dei Sakya e per questo si chiamava Sakyamuni. La nascita di Siddharta avviene in modo eccezionale perché i suoi genitori, il re Suddhodama e la sua sposa Maya vivevano nella continenza. Anche il parto con cui Buddha venne al mondo ha qualcosa di eccezionale. Sua madre lo partorì nel parco di Lumbini (vicino a Kapilavastu capitale del regno di suo padre nel bacino del Gange) stando in piedi e raccogliendo un fico. Dopo sette giorni la madre morì. Dopo la sua nascita facendo sette passi in ogni direzione dei punti cardinali, il Buddha annuncia la sua missione: mettere fine alle nascite, alla vecchiaia, alla morte. Il bambino è allevato dal padre e dalla zia Mahaprajapati che lo educano così come si conviene a un grande principe e lui riscuote tutti i successi che la sua posizione e la sua cultura gli meritano. Raggiunta l’età adatta sposa sua cugina Gopa Yashodara da cui ha un figlio Rahula. Il padre, che aveva visto suo figlio in sogno vestito da rinunciante, cerca di evitare che Siddharta possa entrare in contatto con spettacoli dolorosi, e lo trattiene all’interno del palazzo assicurandogli tutti i piaceri. Tuttavia Gautama riesce ad uscire quattro volte da questa prigione dorata ed ogni volta incontra tutto ciò che il padre voleva tanto tenergli nascosto: un vecchio sfinito dagli anni, un malato, un morto. È il suo cocchiere che gli rivela che nessuna persona umana ha il potere di sfuggire alla malattia, alla vecchiaia e alla morte. Infine Siddharta incontra un uomo religioso calmo e sereno che stava mendicando. È in questo momento che Siddharta decide di abbandonare il palazzo, evento che realizza in una notte ove avvengono ogni sorta di prodigi.
Per sei anni Siddharta si fa allievo dei brahmani e dei rinuncianti, legge i testi sacri, li medita a lungo, digiuna e cerca di sottomettersi alla sofferenza per giungere alla comprensione di se stesso della identità tra Brahman e Atman. Ma tutto il suo impegno non porta da nessuna parte. Anzi Siddharta giunge ad essere molto debole sia nel fisico sia nello spirito ed è questo il momento in cui accetta una ciotola di riso da una giovane. Ma quest’azione che gli salva la vita distrugge la sua reputazione davanti agli occhi del gruppo di discepoli che lo accompagnava.
Quest’esperienza fa sì che Siddharta comprenda come per giungere alla salvezza non sia opportuno seguire né una vita di piacere sfrenato, né una via di privazioni che distruggano il corpo, ma solo il cammino di mezzo.
Siddharta abbandonato da tutti, si siede sotto un albero di ficus e decide di non abbandonare più la meditazione prima di aver ricevuto l’illuminazione. Il demone Mara farà di tutto per distrarlo apparendogli in forme attraenti o terrificanti per attrarlo o spaventarlo e per farlo desistere dalla sua decisione.
In una notte di luna piena Gautama che ha 35 anni, giunge al completo risveglio e cioè alla comprensione delle quattro nobili verità:
• Il dolore universale
• La sua origine collegata
• al desiderio
• la via da seguire e cioè la ruota a otto braccia.
Avendo raggiunto la conoscenza delle sue vite passate e di quelle che avrebbe dovuto incarnare in futuro, Siddharta trova il modo per uscire con successo e definitivamente dal ciclo delle rinascite. In questo modo gli è possibile entrare nel nirvana: è diventato il Buddha. È l’intervento di Brahma che lo convince a predicare questa dottrina.
Così Buddha ritrova quei discepoli che lo avevano abbandonato quando aveva accettato il riso e ad essi per primi trasmette il frutto della sua ricerca. A questa prima esposizione ne seguono altre: le conversioni diventano numerose tra cui quella dia suo padre e suo figlio. la predicazione del Buddha continua per 45 anni rivolgendosi a tutti e non facendo distinzione di caste. Buddha muore verso il 480 a.C. vicino a Kusinara.

Il culto del Buddha

Dopo la sua morte, i discepoli del Buddha celebrarono i suoi funerali con un onore dovuto a un re. Da quel momento il Buddha divenne oggetto di un culto che si sviluppò molto rapidamente. Terminata la cremazione, le sue ceneri furono divise e custodite negli stupa. Furono anche costruiti templi e i fedeli iniziarono a recarsi in pellegrinaggio sui luoghi dove il Buddha aveva vissuto i momenti più importanti della sua vita (nascita, morte, luogo dell’Illuminazione, luogo in cui aveva predicato la prima volta). La sua persona divenne motivo di meditazione ed anche di adorazione. Le sue numerose immagini realizzate nell’arte delle diverse culture in cui il Buddhismo si è diffuso sono ogni giorno incensate e ricevono offerte di fiori. Ogni immagine deve essere realizzata secondo criteri precisi come l’aureola, l’atteggiamento che mostra la sua compassione (gesto della mano, la posizione della bocca). Pur avendo a lungo insistito in vita per essere considerato soltanto un uomo, presto il Buddha divenne per moti fedeli prima un super uomo e poi un essere divino, dotato di onniscienza, eterno, che ha accettato di incarnarsi soltanto per poter comunicare agli uomini il suo insegnamento. Nella concezione ciclica dell’esistenza venne considerato come un archetipo che è possibile ritrovare in tutti i tempi. Così non ci sarebbe stato un solo, ma tanti buddha nel passato, così come ce ne saranno tanti nel futuro (Maitreya): il Buddha presente è invisibile. In altre scuole il culto è esteso anche ai bodhisattva personaggi che avrebbero il potere di liberare chi rivolge loro un’invocazione per ottenere la salvezza. Come è possibile notare la dottrina originale del Buddha è stata su questo punto notevolmente modificata. Buddha che non si è posto il problema di Dio, per il quale la divinità è in fondo inutile, è stato deificato proprio dai suoi fedeli, i quali cercarono di migliorare la loro rinascita per mezzo di azioni rivolte proprio al Buddha.

L’ortodossia

Buddha non mise nulla per iscritto. La fedeltà alla comunità per i monaci era valutata sulla fedeltà alla dottrina del Buddha, tuttavia questa per molto tempo venne conservata attraverso la tradizione orale. I monaci si trovavano spesso a dover prendere decisioni su problemi non affrontati dal maestro. Essi cercarono di rimanere fedeli, tuttavia la mancanza di un’autorità centrale diede luogo a un notevole pluralismo che aiutò la diffusione del buddhismo in ambienti culturali diversi da quello d’origine. Spesso i monaci erano discordanti su alcune interpretazioni e ciò ha favorito il crearsi di scuole diverse. Perciò possiamo dire che non esistendo un’ortodossia né un’autorità suprema incaricata di valutare l’esattezza delle dottrine non esiste neppure il concetto di “eresia”.

WIP 2 - Mandala

«Mandala, in generale, significa ciò che estrae l’essenza. Ci sono molti usi del termine mandala, a seconda del contesto (…). Ci sono mandala dipinti, mandala per la concentrazione e quelli fatti di sabbia colorata, mandala della mente convenzionale, mandala della mente ultima dell’illuminazione. Poiché si può estrarre un significato da ognuno di questi praticandoli, sono chiamati mandali. Anche se potremmo chiamare tutte queste immagini mandala, il significato principale consiste nell’entrare noi stessi nel mandala o estrarre un’essenza nel senso di ricevere benedizione» (Tenzin Gyatso - XIV Dalai Lama, da Palamita, n. 57).
Non vi è al mondo un altro disegno simbolico così universale come il Mandala; compare in tempi diversi e in ogni cultura, dato che il più antico sin qui conosciuto è una "ruota solare" paleolitica scoperta nell'Africa del sud. Mirabili esempi di Mandala cristiani si trovano, invece, già nel primo Medioevo, e mostrano perlopiù Cristo nel centro e i quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali. Inoltre, possiamo osservare figure mandaliche nei rosoni delle nostre chiese, nei labirinti, nelle forme di certi templi, come pure nei siti etruschi e romani. Anche la natura attorno a noi spesso si presenta sotto forme mandaliche: nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, su nel cielo. Oltre ad essere disegnati i Mandala vengono anche "vissuti": in India esiste la danza del mandala, tra gli indiani Navaho la persona da curare viene collocata al centro del cerchio disegnato sul terreno, mentre in Occidente l'idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari, oltre che nel girotondo dei bambini.
(Paola Carabini - Antonio Grassi, Laboratorio Italiano di Ricerche in Psicologia Analitica - www.lirpa.it)

WIP 3 - Religione e società

La pietà filiale è un elemento indispensabile per riuscire ad impostare i corretti rapporti all’interno della società giapponese. È assolutamente necessario che essa sia ordinata e ciò significa suddividere gli individui all’interno di una rigida gerarchia, che stabilisce quali sono i corretti rapporti che debbono essere instaurati tra superiori ed inferiori. Questa suddivisione deve essere applicata anche all’interno della famiglia e nei rapporti che stabiliscono la relazione tra i due sessi. In questo modo il confucista esprime amore per tutto ciò che è vecchio, estendendo questo sentimento anche in politica e in ambito religioso e trasformandolo spesso in conservatorismo.

WIP 4 - Vita di Muhammad

È possibile ricostruire la vita di Abdul-Kasim ibn’Add Allah detto Muhammad a partire da alcuni versetti del Corano e da elementi tradizionali fissati verso il IX secolo. Muhammad nacque verso il 570 a La Mecca presso le sponde del Mar Rosso. Rimasto presto orfano fu allevato dallo zio Abu Talib che lo fece lavorare come cammelliere: divenne così mercante. Durante uno dei suoi viaggi a Bosra, in Siria, incontrò il monaco nestoriano Bahima il quale predisse per lui un futuro da profeta. A 25 anni sposa la vedova Khadigia (555-620) presso cui lavorava.
Dal matrimonio nacquero tre figli maschi e quattro femmine. A quel tempo La Mecca era una città in cui erano adorate le divinità delle tribù locali. Periodicamente i membri dei gruppi tribali giungevano in città per compiere un pellegrinaggio. La tribù degli Qurasyshiti, a cui Muhammad apparteneva aveva il compito di custodire la Ka’ba, una costruzione di pietra a forma di cubo che conteneva un frammento di un meteorite detto la Pietra nera, considerato particolarmente sacro perché disceso dal cielo e dono della divinità. Maometto ebbe l’onore di essere scelto per ricollocare in un angolo della Ka’ba la Pietra Nera rimossa per demolire il tempio precedente. Secondo la tradizione, Abramo era stato scelto per il medesimo ufficio e la coincidenza venne letta come un buon auspicio.
Muhammad nacque quindi in un contesto politeistico, ma grazie alla sua professione ebbe modo di incontrare Ebrei e Cristiani e confrontarsi con il monoteismo. Da sempre egli si era mostrato interessato alle questioni religiose passando lunghi periodi di ritiro sul monte Hira (Monte della luce) dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. Durante una di queste esperienze spirituali, in una notte dell’anno 610 Muhammad affermò di aver ricevuto la visita di dell’angelo Gabriele, che gli fece dono di un rotolo di stoffa contenente l’inizio della rivelazione. Quest’episodio può essere considerato l’evento fondatore dell’Islam. Dopo aver trasmesso questi primi versi Gabriele invitò Muhammad a recitarli.

WIP 4 - Abramo e gli altri

L’Islam ha la pretesa di essere la vera religione, quella che per primo Abramo ha praticato. Abramo diventa così una figura molto importante, modello del vero musulmano, il «sottomesso a Dio». La sottomissione di Abramo a Dio lo portò persino a non esitare davanti alla richiesta divina del sacrificio di suo figlio, di cui non si fa menzione nel Corano ma che per la tradizione sarebbe Ismaele e non Isacco come vuole la Bibbia. Abramo, per Muhammad, deve essere considerato a buon diritto padre di tutti i credenti, colui che ha dato origine al monoteismo. Secondo l’Islam, fu Abramo con l’aiuto di Ismaele a costruire il santuario della Ka’ba a La Mecca. Poiché nell’Islam il libro, vale a dire il Corano, ha un’importanza fondamentale, fu attribuito ad Ebrei e Cristiani (considerate le Genti del Libro, la Bibbia) uno statuto particolare tra tutti gli altri popoli. Tuttavia va ricordato che Ebrei e Cristiani non si riferiscono alla Bibbia così come i Musulmani al Corano. Inoltre, anche se ritenuta una raccolta importante, la Bibbia non è dai Musulmani posta sullo stesso livello del Corano, scritto sotto dettatura da parte di Dio. Anche se l’Islam riconosce che nella Bibbia è contenuta la rivelazione divina, ritiene che quest’ultima sia antiquata e superata da quella che Dio ha voluto dettare a Maometto. Il Corano, dunque, come ultima e definitiva rivelazione di Dio, è più grande ed è insuperabile. Secondo l’Islam, gli Ebrei e i Cristiani hanno falsificato la Parola di Dio. Soprattutto viene rimproverato loro di aver deliberatamente soppresso ogni riferimento a Maometto: Gesù avrebbe, secondo l’Islam, annunciato la venuta di Maometto, ma questo fatto è taciuto dai Vangeli. La menzogna più grave che si sarebbe prodotta nei testi del Nuovo Testamento riguarda proprio Gesù, che i cristiani adorano come Figlio di Dio, quando invece si tratterebbe secondo la loro opinione soltanto di un profeta.

WIP 4 - Tutto in una parola

Nell’Islam non si può parlare di una vera e propria teologia perché ogni discorso su Dio è considerato senza senso. Dio in se stesso è talmente diverso da tutto ciò che l’uomo conosce che non solo non può farsene un’idea, ma non può neppure farsene un’immagine. Allah, la contrazione di al-ilah (Dio), è il nome usato per indicare Dio nella lingua araba e quindi non è parola esclusiva dell’Islam, ma un vocabolo già in uso presso le popolazioni pre-islamiche e traduce la parola Dio anche per i cristiani di lingua araba. Guardando al grafismo usato per stendere il nome Allah in arabo, troviamo tre elementi che possono essere usati per dire qualcosa di ciò che la parola esprime:
• L’orizzontalità.
• La verticalità.
• La circolarità.
L’orizzontalità è data dal movimento da destra verso sinistra e fa pensare alla serenità, emozione che può indurre l’esperienza dell’ambiente del deserto. La verticalità è indicata dai tratti verticali di alcune lettere (come la alif e le lam) e collega mentalmente alla potenza ed alla grandezza di Dio. La circolarità è data dal tratto quasi circolare e fa riferimento all’elemento del mistero, alla dimensione della profondità.

WIP 4 - I 99 nomi di Allah

Dio è Unico, Verace, Grande, Re, Santo, Superbo, Altissimo, Glorioso, Magnifico, Maestoso, Forte, Onnipotente. Dio è creatore di tutto ciò che esiste ed è anche per questo che deve essere adorato. Dio dà origine a tutti gli esseri viventi plasmando le loro forme, tuttavia è anche colui che toglie la vita e che resuscita i defunti. Allah può essere definito come Eterno, Vivente e Sussistente e qualsiasi sia la concezione del tempo che l’uomo possa avere, questo non ha alcun potere su di lui. Alla fine dei tempi sarà Allah che premierà i giusti per le proprie buone azioni e che punirà i malvagi vendicando chi avrà ricevuto offese. Egli ha la potenza per innalzare chi ha prescelto, ma anche per abbassare tutti gli altri. Così si può dire che nello stesso tempo Dio dona la forza e l’onore, ma anche che sia la fonte d’umiliazione per l’uomo. Sarebbe del resto inutile cercare di trovare una motivazione all’agire di Dio, perché il suo comportamento contraddice ogni schema umano, ogni attesa terrestre.

WIP 4 - Un Dio in rapporto con l’uomo

Nei rapporti con gli uomini Dio si manifesta essenzialmente come buono e misericordioso. Egli nutre per l’uomo una dolce benevolenza. Dio è indulgente e compassionevole ed è disposto a perdonare l’uomo peccatore. Poiché tutto ha origine da lui, tutti gli esseri vivono grazie alla sua volontà di tenerli in vita. Onnipresente, Allah si occupa di tutte le creature procurando loro ogni giorno ciò di cui essi hanno bisogno. L’uomo è in rapporto con Dio prima di tutto perché Dio è il suo creatore, realtà che l’uomo deve riconoscere sottomettendosi a lui: è questo il nucleo fondamentale dell’essere musulmani. Allah ama la pace e vuole evitare che il male (tutto ciò che va contro la sua volontà) venga commesso perché operare il male significa non sottomettersi a lui e non obbedirgli. Generalmente si ammette che Dio sia capace di mettere in atto il male, ma non lo voglia, mentre l’uomo è capace di realizzare il male e spesso sia piuttosto inclinato ad esso. Da solo l’uomo non è in grado di comprendere che Allah è degno di essere lodato e per questo Dio ha donato all’uomo il Corano. Tutti quelli che si rivolgono con amore nella preghiera a Dio, sono sicuri di essere ascoltati.

WIP 4 - Calendario, festività e riti musulmani

Maometto stabilì che il calendario musulmano seguisse il ciclo lunare: perciò è composto di soli 354 giorni e otto ore. Per calcolare l’inizio del giorno si fa riferimento al tramonto del sole, come avviene anche nel mondo ebraico, e per essere certi dell’inizio del mese si osserva la comparsa della primissima falce di luna. La domenica è il primo giorno della settimana e per contare i giorni sono designati da un numero cardinale così come avviene ad es. nella lingua e cultura portoghese e tutte quelle che hanno subito l’influenza lusofona. Solo il venerdì e il sabato hanno un nome proprio: il venerdì è lo yaum al-gium’a, il "giorno dell’adunanza", riferito alla preghiera della congregazione di venerdì, il sabato è lo yaum al-sabat, il "giorno del sabato", dall’ebraico.
Secondo la tradizione, il califfo Omar nel 637 istituì l’era musulmana detta Egira, iniziata col primo giorno dell’anno lunare in cui Maometto partì da La Mecca per Medina il 15 Luglio 622.
Le principali festività musulmane sono:
• Il Ramadàn, che si osserva il IX mese del calendario lunare musulmano e dura trenta giorni. L’ultimo giorno del Ramadan avviene la rottura del digiuno ed è festa grande.
• La celebrazione della notte del destino il ventisettesimo giorno di Ramadan, notte particolarmente importante perché si ricorda la prima rivelazione coranica portata dall’angelo Gabriele al profeta Muhammad.
• Il giorno fondamentale dei riti di pellegrinaggio a La Mecca nel mese di Dhu'l-higgiah, quando i pellegrini tutti insieme sostano in preghiera e in meditazione nella pianura di Arafàt.
• La festa solenne del sacrificio di Isacco, che commemora l’obbedienza del profeta Abramo.
• Il Capodanno lunare, che commemora l’Egira (622) che è giorno di Digiuno.
• Il ricordo dell’esodo dei Figli d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosé.
• La nascita del profeta Muhàmmad.
• Il ricordo del viaggio notturno del profeta da La Mecca a Gerusalemme e della sua conseguente ascensione alla Presenza di Dio.
La vita religiosa e culturale islamica prevede cerimonie e riti per introdurre il credente all’interno della comunità e per accompagnarlo nella diverse fasi della sua vita, facendo sì che non si senta mai escluso dal gruppo in cui vive. Questi riti potrebbero essere così riassunti:
• Riti effettuati alla nascita: al momento della nascita, chi riconosce il bambino come suo figlio gli impone il nome.
• Riti della pubertà: quando il ragazzo si sente pronto a sostenere la prova, si pratica la circoncisione maschile.
• Riti dell’età adulta: il ragazzo che ha affrontato e superato la circoncisione può accedere al matrimonio. Il matrimonio è considerato solo un contratto tra persone. La sposa è condotta allo sposo da un gruppo di donne.
• Riti di fine della vita: appena il musulmano ha smesso di vivere, il suo corpo è lavato e avvolto in un lenzuolo bianco. Al momento del seppellimento, che deve avvenire preferibilmente nella stessa giornata, il corpo viene deposto con la testa rivolta verso La Mecca per sottolineare il fatto che la persona da quel momento si trova in perenne preghiera.

WIP 4 - Il Corano (excursus)

Il Corano (da qur’àn = recitazione) come molti altri testi sacri ebbe un lungo periodo di formazione. Muhammad affermò che il contenuto del libro gli era stato dettato da Dio in un serie di rivelazioni ricevute tramite l’angelo Gabriele tra il 610 e il 632. In quel periodo in Arabia era predominante l’oralità e questo sistema di comunicazione fu quello privilegiato sino all’VIII secolo, quando la cultura preferì passare alla scrittura, metodo che da allora s’impose velocemente. Tuttavia Muhammad, vissuto nell’epoca della trasmissione orale, non sapeva scrivere. Perciò, quando si trattò di trasmettere i contenti della rivelazione, lo fece oralmente.
Gli ayat, i versetti, erano recitati da Muhammad ed imparati a memoria dai suoi seguaci dopo che il maestro, alla fine di un discorso o di un insegnamento, aveva riassunto il suo pensiero in una breve formula. Alcuni suoi allievi sotto dettatura di Muhammad ne trascrissero parti, ma senza osservare un ordine preciso ed un progetto globale. Abu Bakr, primo successore di Muhammad, non era favorevole a fissare per iscritto gli insegnamenti del Profeta. Tuttavia, poiché a causa della guerra coloro che avevano udito la predicazione di Muhammad e l’avevano imparata a memoria stavano scomparendo, si rendeva necessario raccogliere tutto il materiale. La tradizione riporta che fu sotto Uthman (644/23 – 656/35) che si ebbe l’edizione completa del Corano, testo a cui si poté pervenire usando le parti scritte e collezionate dai discepoli e la tradizione orale. Si trattava di un lavoro importante, che dava modo di diffondere gli insegnamenti di Muhammad in tutti i territori che le varie campagne belliche avevano conquistato. A queste popolazioni il Corano serviva a garantire che Muhammad aveva veramente ricevuto la rivelazione da Dio, che lo aveva anche inviato a predicare a tutti gli uomini. Ma il testo doveva anche essere in grado di contrastare l’importanza dei testi sacri degli Ebrei e dei Cristiani. Inoltre dal Corano era possibile stabilire un’identità che fosse veramente islamica.
Il materiale venne organizzato in versetti, raccolti più o meno secondo l’argomento in modo tale da formare le Sure (capitoli), ordinate in modo decrescente. In tutto le Sure sono 114, escludendo la prima (un’invocazione a Dio). Le ultime Sure sono in realtà anche le più antiche, pare infatti che si possano situare negli anni della predicazione di Muhammad a La Mecca, mentre le più lunghe appartengono al periodo della predicazione a Medina. All’interno del Corano possiamo quindi distinguere due periodi di composizione: quello meccano e quello medinense.
Il Corano non cita mai direttamente e testualmente i racconti biblici, né quelli riguardanti i profeti, né quelli che riguardano altre figure, compresa quella di Gesù; infatti li ritiene manipolati sia dagli Ebrei che dai Cristiani i quali, secondo l’Islam, conoscono la verità ma si rifiutano di seguirla per accontentare i propri desideri e le proprie passioni. La Bibbia è ritenuta un libro importante perché seguita da una parte dei discendenti d’Abramo, ma non può essere posta sullo stesso piano del Corano perché il Corano è stato dettato direttamente da Dio. La Bibbia per i musulmani è soltanto un insieme di testi storici scritti per raccontare gli interventi con cui Dio avrebbe rivelato se stesso all’umanità per mezzo dei suoi profeti. Ciò che vi è scritto non può avere valore perché è stato sorpassato in verità e chiarezza da quanto è stato scritto nel Corano.

WIP 4 - Comunità nella comunità: Sciiti. Kharigiti. Sunniti. Sufismo

Sciiti. Il termine deriva dalla parola araba sh’ia, che significa setta o fazione. Sono sciiti i musulmani dell’Iran e di una piccola parte dell’Iraq. Molto spesso gli sciiti presenti in Iraq si trovano in aperto contrasto con la maggioranza sunnita, a cui apparteneva tra l’altro anche Saddam Hussein. Gli sciiti sono i seguaci di Alì: essi non hanno accettato la successione dei califfi e quindi hanno anche rifiutato la Sunna e ritengono che gli unici capi religiosi dell’Islam debbano essere gli imam. Gli imam sono pensati come i veri discendenti di Maometto. Troviamo gli sciiti in Iran dal XV secolo: tra loro, l’ayatollah Komeini.

Kharigiti. La parola deriva dall’arabo e significa «coloro che sono usciti». Sono i gruppi più estremisti appartenenti alla setta degli sciiti. Nella loro intransigenza accusarono Alì addirittura di tradimento perché, agendo in modo politico, aveva cercato un compromesso con i sunniti. Essi formano piccole comunità molto rigide e molto chiuse di islamici intransigenti.

Sunniti. Sono quei musulmani che si dicono fedeli alla sunnah che per loro è la tradizione trasmessa da Maometto. L’83 % di tutti i musulmani è sunnita. Pensavano che il califfo dovesse essere un parente prossimo di Maometto, il più prossimo possibile: per questo entrarono in conflitto con gli sciiti. Per i sunniti il discendente doveva essere di sesso maschile della stirpe dei Qurays, all’interno della quale la comunità poteva eleggere il più adatto. La sunnah contiene le parole, la vita ed il ricordo di tutte le opere compiute da Maometto e sono state raccolte in hadit. La sunnah, che in alcuni momenti è addirittura più importante del Corano stesso, ed il Corano sono la base normativa di questo gruppo. Con la parola bid’a si intendono tutte le innovazioni, le modifiche che le altre sette hanno portato alla dottrina del profeta e che non sono assolutamente contenute nella sunnah e quindi sono ritenute spurie.

Sufismo. Il sufismo è una corrente mistica che si è sviluppato particolarmente in Egitto, in Iraq, in Turchia e in Siria, ma soprattutto in Iran. Il nome deriva dalla parola suf che indica la stoffa di lana piuttosto grezza che veniva utilizzata dai mistici. Per il sufismo è molto importante l’amore per Allah e proprio per questo motivo fu contestato e perseguitato da tutte le correnti teologiche. Il sufi praticava un’ascesi rigorosa che doveva a poco a poco staccarlo da ogni legame terreno. Molta importanza ha il valore della sofferenza, una forza grandissima per giungere alla manifestazione addirittura di Allah. Famoso è il racconto di una farfalla, che si getta nel fuoco da cui è terribilmente attratta, composto dal più grande asceta di questa corrente, Husayn ibn Mansur al-Hallag (858- 922), ucciso poiché affermava di poter giungere all’unione mistica con Allah. Nel XVII secolo alcuni asceti si riunirono in confraternite dando origine ai dervisci (mendicanti). I dervisci danzanti ogni venerdì praticano una danza che è finalizzata, per il ritmo incalzante, a facilitare il raggiungimento dell’estasi mistica.

WIP 4 - La purificazione della preghiera

La preghiera deve avvenire in uno stato di purità rituale del corpo, delle vesti, del luogo, ma prima di tutto del cuore. Segni esteriori di questa purità interiore sono la delimitazione perpetua o provvisoria di un luogo idoneo alla preghiera e l’abluzione. Prima di iniziare la preghiera rituale il fedele deve purificare le mani e le braccia sino al gomito, la bocca e la testa ed i piedi fino al malleolo: per questo motivo sono sempre presenti vicino alle moschee fontane per facilitare ai fedeli le abluzioni rituali; nel caso in cui, come nel deserto, non vi sia acqua si può utilizzare la sabbia.
Prima della preghiera il musulmano deve cercare di liberare la mente e il cuore da tutti gli interessi materiali o carnali che in qualche modo possono distrarre la sua attenzione, per poter entrare in dialogo con Dio.
Ovunque si trovi, il musulmano interrompe la sua attività e si prostra in preghiera. Se è lontano da un centro abitato e non ha un orologio che gli indichi la direzione della Mecca, si regola, seguendo l’orientamento del sole all’orizzonte. La grande preghiera del venerdì, giorno sacro dell’islam, che tuttavia non è obbligatoria, è celebrata nella moschea, dove si legge solennemente una pagina del Corano. Segue un commento da parte di un’autorità religiosa o da un uomo ritenuto esperto. L’Islam non annovera l’esistenza di uomini consacrati al servizio di Dio e quindi non ha sacerdoti, ma solo esperti nel Corano, nella shari’a e nella sunna. Nella preghiera gli uomini, che sono per vocazione degli oranti, trovano il modo di realizzare profondamente se stessi entrando in relazione con la creazione, che tutta innalza il proprio ringraziamento a Dio.