LA MEMORIA DI ISRAELE

La divina Scrittura è il Cristo

Tutta la divina Scrittura è un unico libro, e quell’unico libro è il Cristo, poiché tutta la divina Scrittura parla di Cristo e tutta la divina Scrittura in Cristo si compie. Leggendo la Scrittura questo ricerchiamo: riconoscendo ciò che Egli ha fato, detto e insegnato, meritiamo di fare ciò che ha comandato e di raggiungere ciò che ha promosso. E così, crescendo nella cognizione della verità e per il merito della virtù, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Ef 4,13).
(UGO DI SAN VITTORE, De arca Noe morali, II, 8)

Una riflessione sulla storia

Il mondo della Bibbia è una riflessione sulla storia. La fede di Israele è una fede che rifletteva su se stessa ogni qualvolta vi fossero circostanze nuove, soprattutto in funzione delle prove della storia […]. È una fede che ha come elemento intrinseco, fondamentale di essere una fede che riflette sulla storia […]. Bisognerebbe forse passare da un tipo di verità molto statica, positivistica, puntuale, a un tipo di verità molto più dinamico. La verità nella Bibbia non è una verità puntuale, positivistica e non è neppure una saggezza fuori del tempo o al di fuori della storia, è la verità di una costante riflessione e revisione sull’esperienza della storia.
(Intervista a J.L. SKA, «Da quando si può parlare di Israele?», di V. DUPONT, in Il Mondo della Bibbia, 88)

Come si è formata la Bibbia?

La Bibbia non venne composta tutta di seguito né nello stesso periodo storico, ma per gradi ed è il risultato dell’evoluzione da una forma orale a una forma scritta. La Bibbia è giunta sino a noi in migliaia di manoscritti antichi su papiro o su pergamena. I fogli potevano essere cuciti insieme lungo il lato minore in modo da formare un rotolo, mentre altri presero la forma di codici, ossia di fogli uniti in modo da formare un libro. Sino al diciottesimo secolo tutto il Pentateuco fu attribuito a Mosè. Gli studi biblici hanno origine nel 1700. Tuttavia già in precedenza si erano mostrate perplessità a motivo delle incongruenze che si possono rilevare anche in una lettura corsiva.

Le teorie della formazione del Pentateuco

Proprio verificando la complessità dei dati gli studiosi hanno iniziato a interrogarsi su come sia sorto il Pentateuco e quali siano stati i procedimenti usati dagli autori per comporre i loro libri.

L’ipotesi documentaria classica: la teoria delle fonti

L’ipotesi documentaria classica sviluppata da Julius Wellhausen afferma che alla base del Pentateuco si trovano quattro documenti che un tempo erano indipendenti tra loro. In questo caso quando si parla di documento o di fonte si fa riferimento a un insieme di testi narrativi o legislativi che ha in se stesso una certa completezza e che è possibile riconoscere in base a criteri formali che possono essere trovati nel testo, ma anche teologici e ideologici. In altre parole la teoria delle fonti ritiene che esistano versioni parallele e autonome della storia biblica. Queste fonti si sarebbero formate indipendentemente le une dalle altre, ma avrebbero registrato e descritto, anche se da punti di vista diversi, i medesimi avvenimenti.

La storia delle forme

La storia delle forme, in tedesco Formgeschicte (Hermann Gunkel, Martin Noth, Gerhard Von Rad), sposta la sua attenzione sulla dimensione letteraria della Bibbia. Questa ricerca è determinata da due fattori:
• il primo è dato dalle scoperte archeologiche, prima di tutto quella della civiltà egizia durante le campagne napoleoniche. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento vengono investigate e setacciate le civiltà mesopotamiche. È un periodo d’oro per l’archeologia, durante il quale si scoprono nuovi edifici e testi letterari di cui non si sospettava l’esistenza o che erano andati perduti. Un esempio è la letteratura sapienziale e mitologica extrabiblica. Come conseguenza gli esperti pro- pongono l’ipotesi che gli autori della Bibbia abbiano desunto e utilizzato alcune forme letterarie da altre culture. Nasce in questo modo lo studio comparativo.
• Il secondo fattore è dato dal processo di industrializzazione. In questo caso sono gli intellettuali a rendersi progressivamente consapevoli del fatto che la struttura contadina europea stava per essere irrimediabilmente stravolta dai mutamenti dovuti alla trasformazione dei metodi di produzione. Così come gli antropologi si rivolsero allo studio delle civiltà esotiche che ritenevano fossero sull’orlo dell’estinzione, altri studiosi, soprattutto linguisti, tentarono di raccogliere le antiche tradizioni narrative prima che potessero scomparire causando un danno irrimediabile. Un esempio di questo lavoro di raccolta e di reinterpretazione furono le favole dei fratelli Grimm. Gunkel si dedicò all’indagine dell’ambiente precedente la fissazione scritta dei materiali del Pentateuco: siamo a livello delle tradizioni orali attorno all’epoca dei giudici e ancor prima nella fase nomadica della storia di Israele. Gunkel è anche il primo studioso che pose attenzione ai generi letterari. Von Rad lavorò invece alle tradizioni bibliche che stavano alla base del nucleo originario della fede di Israele con un approccio eminentemente teologico. Noth si dedicò ai suoi studi con una sensibilità più storica.
A monte di queste teorie stava la convinzione che esistesse una storia cronologica della salvezza e che ci fossero versioni diverse della medesima storia. Ciò che non si era ancora compreso era che la storia della salvezza è un’interpretazione teologica di eventi e di esperienze umane e che in quanto ricostruzione non riflette un effettivo e cronologico svolgimento dei fatti narrati.

I principi fondamentali alla base della composizione della letteratura antica

Per poter comprendere un testo così complesso è necessario seguire alcuni principi che aiutino il lettore a far chiarezza. Quando leggiamo un testo antico, ma ciò avviene anche con testi moderni dove sia necessario giungere a una mediazione – per esempio la Costituzione italiana –, dobbiamo tenere a mente queste quattro leggi:
legge dell’antichità anche detta legge della precedenza: un dato o una tradizione sono considerati tanto più importanti quanto più risultano antichi. Non è necessario che sia effettivamente più antico, ma che sia riconosciuto come tale. Pertanto per dar lustro e autorità alle proprie convinzioni le si colloca nelle fasi originarie e fondanti della storia del popolo;
legge della conservazione: se una tradizione è stata riconosciuta come importante, non la si può eliminare, ma al massimo integrare con quelle che vengono dopo;
legge della continuità e dell’attualità: nel processo di trasmissione le tradizioni antiche sono conservate perché ritenute rilevanti anche per l’oggi;
legge dell’economia: si scrive solo quando e quanto è necessario e possibile.

Ciò che è possibile dire alla luce dell’attuale ricerca

Il Pentateuco è frutto di una rilettura avvenuta nel periodo post-esilico che si è protratta e si è sviluppata durante il periodo per- siano. Tuttavia, non si può dimenticare che nel Pentateuco sono presenti materiali molto più antichi custoditi all’interno dei cicli narrativi, dei racconti brevi e di alcune raccolte legislative. Gli esperti oggi non considerano sia possibile ipotizzare l’esistenza di una fonte antica che abbia unito i diversi racconti orali. Ne consegue che in origine non esisteva un documento completo quanto piuttosto blocchi di tradizioni orali. Un lavoro di tipo redazionale c’è stato, ma si è realizzato all’interno di un arco temporale piuttosto vasto: in epoca esilica vennero collegati tra loro diversi cicli di racconti. Il lavoro tuttavia non si fermò. Il pro- cesso di integrazione e di rilettura proseguì per almeno altri due secoli.