La biblioteca di Israele

Che cos’è la Bibbia?

Per parlare della BIBBIA possono essere utilizzate espressioni diverse:
• «Scrittura o Scritture», con cui si vuole indicare la Parola di Dio scritta (e quindi non solo la tradizione orale);
• «Testamento», che si ricollega all’alleanza contratta tra Dio e Israele o alle ultime volontà di qualcuno;
• «Strumento», termine usato dai Padri della Chiesa e che deriva da instrumentum, ossia documento.
La Bibbia cristiana si divide in due parti:
• Antico Testamento
• Nuovo Testamento.
L’Antico Testamento è composto da libri che si sono formati e che sono stati scritti prima della nascita di Cristo. Al Nuovo Testamento appartengono libri scritti dalla comunità cristiana dopo i fatti della passione, morte e risurrezione di Gesù.
La Bibbia non è stata scritta nelle lingue in cui normalmente la leggiamo, ma in ebraico e aramaico, lingue appartenenti al ceppo semitico come l’arabo. L’alfabeto ebraico deriva da quello fenicio e si compone di 22 segni consonantici stesi da destra verso sinistra senza lasciare spazi. Le vocali vennero aggiunte più tardi dai Masoreti, per rendere leggibili le consonanti.
Sino al III secolo il termine CANONE venne usato per indicare la regola di fede, ossia tutto ciò che deve essere considerato come normativo per il cristiano. Nel IV secolo Eusebio parla del canone della Scrittura con il significato di elenco normativo dei libri ispirati.
Perciò il canone indica nello stesso momento l’elenco dei libri che è stato fissato e quegli scritti che diventano la norma per i cristiani. Il concetto di canone può anche essere esteso alle TRADIZIONI trasmesse oralmente perché a quelle e non ad altre è stata riconosciuta autorità.

Criteri di canonicità dell’Antico Testamento

Per stabilire la canonicità di un testo non è sufficiente che esso sia antico. Per distinguere gli scritti normativi furono adottati i seguenti criteri:
• l’accettazione da parte della comunità. Per tutti aveva valore normativo la Legge, e in seguito si aggiunsero le raccolte dei Profeti e quella degli Scritti;
• libri che venivano letti e usati nelle sinagoghe;
• libri che, secondo i rabbini, trasmettevano un’impurità sacrale e che perciò «sporcavano» le mani;
• antichità del libro;
• composizione del libro in ebraico o in aramaico;
• conformità alla Legge.

I due canoni

Esistono due elenchi di libri ritenuti validi:
• il Canone palestinese o Protocanone (primo canone) con 39 libri, che tuttavia possono essere contati diversamente se si raggruppano tra loro alcuni libri come ad esempio i Dodici profeti;
• il Canone alessandrino o Deuterocanone (secondo canone) che all’elenco precedente aggiunge sette libri (Tobia, Giuditta, Maccabei 1 e 2, Sapienza, Siracide, Baruc) più alcuni passi di Ester (10,4–16,24), e Daniele (3,24-90 e 13-14).
La Chiesa cattolica segue il Canone alessandrino, anche detto «lungo». L’uso iniziò con le prime comunità cristiane che utilizzarono la versione greca dei LXX. I protestanti invece decisero di seguire il Canone palestinese. Gli ortodossi rimasero indecisi sulla canonicità di alcuni libri deuterocanonici: Secondo libro di Esdra e il Terzo libro dei Maccabei.

La suddivisione della Bibbia ebraica

Il Canone ha avuto una lenta formazione. I libri andavano ad aggiungersi agli altri man mano che venivano accettati dalla comunità e dall’autorità degli esperti. Si tratta di un passaggio lento e graduale. La Bibbia ebraica può essere suddivisa in tre raccolte:
• la Legge Torah
• i Profeti Nebiim
• gli Scritti Ketubim
La prima raccolta si chiama Legge, ma ciò non significa che tutti i libri contenuti in essa siano testi normativi. In essa infatti possiamo trovare anche racconti storici e altri generi letterari. I cattolici hanno deciso di suddividere i libri della Bibbia in altro modo privilegiandone il contenuto. Si vengono così a trovare:
• i libri storici;
• i libri profetici;
• i libri sapienziali.