Nuovo Testamento

Il canone del Nuovo Testamento è composto da 27 libri canonici, ossia riconosciuti come ispirati: i quattro Vangeli e gli Atti degli apostoli (considerati libri storici), le Lettere di Paolo, le Lettere cattoliche (considerati testi didattici), la Lettera agli Ebrei, l’Apocalisse (considerato libro profetico). I cristiani desideravano conoscere la predicazione di Gesù, la sua vita, per poter uniformare la propria esistenza a quel modello. Sino a che gli apostoli erano in vita, la comunità si servì della loro testimonianza. Parallelamente iniziarono a formarsi le prime raccolte di insegnamenti di Gesù. Tuttavia, quando gli apostoli iniziarono a morire, le comunità avvertirono l’esigenza di custodire la memoria di quanto essi avevano vissuto con Gesù. Per queste ragioni iniziarono a essere raccolti tutti i documenti che circolavano all’interno delle comunità (Luca 1,1-4; Seconda lettera di Pietro 5,15-16; Lettera ai Colossesi 4,15-16). Le lettere scritte da Paolo venivano lette nelle comunità e tenute in grande considerazione, anche se ancora non era loro attribuito il riconoscimento di Sacra Scrittura. Infatti quando Giustino, martire e apologeta cristiano morto nel 165, parla di Sacra Scrittura, intende ancora l’Antico Testamento.
La formazione di questo canone non fu naturalmente indolore, poiché molto presto iniziarono a circolare scritti, cosiddetti PSEUDOEPIGRAFICI, che erano attribuiti a un apostolo al fine di aumentare la loro autorità, ma che erano falsi. È lo stesso Paolo che avverte i Tessalonicesi di questo pericolo ricordando che alcune persone stavano facendo circolare lettere false spacciate per vere (Seconda lettera ai Tessalonicesi 2,1-2; 3,17).

Documenti del II secolo

All’inizio del II secolo d.C. nelle comunità cristiane circolavano liberamente:
• scritti degli apostoli;
• scritti che venivano fatti risalire agli apostoli, detti apocrifi;
• scritti che non volevano essere attribuiti agli apostoli, ma che avevano in realtà la medesima autorità degli altri (questi scritti furono attribuiti ai Padri apostolici, così chiamati perché i loro autori avevano conosciuto di persona gli apostoli).
Di tutti questi testi si fecero diverse copie. Compatibilmente con il costo elevato che dovevano allora sostenere le comunità, le lettere circolari di Paolo venivano copiate mutando il nome della città a cui erano inviate.

La necessità di un canone

Secondo Marcione (85 d.C. - 160 d.C.), il Dio rivelato da Gesù Cristo era ben diverso da quello del popolo d’Israele. Egli rifiutò quindi tutti i libri della Bibbia ebraica e iniziò una vera e propria purificazione dei libri del Nuovo Testamento. Tale atteggiamento fu chiamato eresia, cioè scelta personale e arbitraria all’interno dei contenuti della fede cristiana, scelta che si rifletteva anche sul valore riconosciuto a questo o a quel testo del Nuovo Testamento.
Proprio per rispondere alle pretese di Marcione, le Chiese dovettero riflettere sul problema e stabilire un elenco ufficiale, affidando ai vescovi il compito di controllare le copie dei manoscritti del Nuovo Testamento: a garanzia del controllo di autenticità furono composti prologhi antimarcioniti, con i quali i vescovi garantivano che quella copia del Nuovo Testamento era conforme alla tradizione apostolica della Chiesa. Il canone della Chiesa cristiana si è perciò costituito a partire dal II secolo d.C.

I criteri utilizzati

Per stabilire la canonicità di un testo era necessario che tutte le Chiese lo usassero. Per questo furono accolti i testi letti nelle riunioni di preghiera o di liturgia della Parola. Le comunità decisero di privilegiare i libri scritti dagli apostoli o che potevano vantare un’origine apostolica. Furono così accettati i Vangeli che potevano essere stati scritti o dagli apostoli o da personaggi a loro molto vicini (e che gli apostoli stessi avevano potuto controllare) e le lettere di cui si conosce- va con certezza l’autore o che rientravano nella sua autorità. Quando non si poteva essere certi della provenienza apostolica dello scritto, si decise di ricorrere alla Tradizione. Furono così rifiutati i testi nei quali la figura di Gesù veniva presentata in modo non conforme alla Tradizione.
A partire dal II secolo iniziarono a sorgere molte eresie e perciò i dubbi sull’autenticità di alcuni scritti aumentarono. I libri conte- stati che entrarono in un secondo momento nel canone furono: Lettera di Giacomo, Lettera di Giuda, Seconda lettera di Pietro, Seconda lettera di Giovanni, Terza lettera di Giovanni e Apocalisse. Verso la fine del IV secolo una lettera di Atanasio patriarca di Alessandria d’Egitto (per l’Oriente) e il Sinodo di Roma del 382 (per l’Occidente) chiarirono molti problemi relativi al canone. Da allora, per molti secoli, non sorsero più contestazioni al riguardo.
Fu Lutero all’inizio del XVI secolo, a porsi nuovi problemi circa il canone. Egli infatti tolse dal canone della Bibbia cristiana sette libri, quelli deuterocanonici. Il Concilio di Trento, a metà del XVI secolo, confermò per la Chiesa cattolica la canonicità dei sette libri. Oggi le edizioni interconfessionali della Bibbia riportano tutti i testi.