Prima dei Mille

Le lotte iconoclaste

Fra VIII e IX secolo, l’Oriente cristiano e una parte delle terre d’Occidente sottomesse ancora a Bisanzio furono turbati dalla cosiddetta lotta contro le immagini o iconoclastia (distruzione delle icone). Le immagini sacre, o icone, erano in tutto l’Oriente uno strumento molto forte nella rappresentazione dei misteri della fede: le immagini del Cristo, della Trinità, della Vergine Maria, dei più grandi santi e martiri erano oggetto di venerazione popolare. Soprattutto il monachesimo orientale faceva riferimento e indirizzava al culto delle immagini sacre. Questo aspetto era particolarmente avversato dalla propaganda islamica, che ne approfittava per accusare i cristiani di idolatria. Per opporsi a questa tesi, ma anche per colpire la grandissima influenza del monachesimo, non sempre favorevole allo stile di governo degli imperatori di Bisanzio, nel 726 Leone III Isaurico proibì il culto delle immagini, e fece confermare questa sua disposizione da vari sinodi episcopali, deponendo senza scrupoli i patriarchi di Costantinopoli, Antiochia e Alessandria che gli si opposero, e molti vescovi. I papi si opposero con forza all’imposizione: per decenni, in Oriente e in alcune regioni dell’Occidente si assistette a una vera e propria «guerra» delle immagini, che fu risolta solo dopo innumerevoli contrasti nell’843, quando l’imperatrice Teodora fece deporre il patriarca iconoclasta e ritirò i provvedimenti contrari alle immagini emanati da Leone III e dai suoi successori.
Da allora e senza interruzione, l’Oriente sviluppò una vera e propria arte sacra delle icone, veneratissime dal popolo: l’importanza dei capolavori di quest’arte, tuttora assai vitale nel mondo cristiano ortodosso, esercitò grande influenza anche sulla cristianità e sull’arte dell’Occidente.

Cluny, centro riformatore

All’inizio del X secolo, precisamente nel 910, Guglielmo, potente duca d’Aquitania, fondava il monastero di Cluny, destinato a diventare rapidamente una delle più importanti istituzioni religiose nella storia della Chiesa in Occidente. Sotto la guida di straordinarie personalità di abati, in primo luogo Maiolo e Odilone, Cluny divenne in pochi anni punto di riferimento della vita religiosa dell’Occidente. Ma che cosa c’era di speciale a Cluny?

Anzitutto un forte impegno, una coraggiosa determinazione a rinnovare i valori più autentici della spiritualità benedettina, che negli ultimi decenni del secolo precedente erano andati un po’ dovunque in crisi. Lo studio dei testi sacri e della teologia furono messi a Cluny al primo posto, insieme a una nuova straordinaria cura, quasi una passione, a rendere solenne, magnifica, ricca di simboli «parlanti», coinvolgente la liturgia di ogni celebrazione del culto, dalla più semplice alla più importante.
Canti, processioni, preghiere, gesti, azioni liturgiche, tutto venne arricchito e reso splendido e solenne; per rendere onore al Cristo, per raccontare i misteri della salvezza facendone percepire la meravigliosa ultraterrena realtà, per far comprendere nel simbolo e nel gesto sacro, anche al più semplice dei fedeli, la forza e la solidità della fede cristiana.
Molto importante fu la decisione di non sottoporre il monastero all’autorità del vescovo locale, ma di riferire Cluny direttamente all’autorità del romano pontefice. Con tale decisione, i papi vennero a disporre con Cluny di una formidabile forza spirituale, orientata con convinzione al rinnovamento della vita di fede, alla riforma della cristianità e alla difesa del cristianesimo europeo dalle ingerenze del potere politico: soprattutto da parte di quella feudalità grande e piccola che tendeva a condizionare la vita e le scelte dei religiosi, e dallo stesso potere imperiale. Una forza spirituale che si rivelerà, come vedremo, fondamentale per attuare le svolte nella storia della cristianità europea di cui ci occuperemo trattando dei secoli XI e XII.

La conversione dei popoli europei

Nel corso dell’Alto Medioevo, in seguito al compiersi di nuove ondate migratorie dalle steppe dell’Asia Centrale, nuovi popoli di origine mongolica e indoeuropea si stabiliscono nelle regioni del Nord e dell’Est dell’Europa, costituiscono nuovi regni e principati e infine si convertono al cristianesimo: alcuni secondo la confessione cattolica, altri secondo quella ortodossa. Così alla fine del primo millennio si può affermare che il vecchio continente, tranne una parte del territorio iberico, è tutto abitato da popoli che professano la fede cristiana.
Intanto un popolo numeroso e sostanzialmente pacifico, quello degli Slavi si era insediato nelle terre dell’Europa orientale e dei Balcani: in Boemia e Moravia, in Polonia a nord, in Croazia e in Serbia a sud. Questi popoli furono evangelizzati nel corso del IX secolo da due nobili missionari di origine greca, i fratelli monaci Cirillo e Metodio. Essi organizzarono una Chiesa slava molto autonoma, che finì per essere più legata a Roma che non a Bisanzio. I papi approvarono l’impegno dei due fratelli a tradurre nella lingua antica degli Slavi le sacre Scritture, a utilizzare il paleoslavo nella liturgia, a consacrare vescovi e a organizzare le comunità locali in modo originale e autonomo, sostenendo le esigenze di forte identità nazionale che da quel popolo provenivano. L’opera di evangelizzazione di Cirillo e di Metodio fu di straordinaria importanza nella storia del cristianesimo in Europa: nel 1980 Giovanni Paolo II ha proclamato i due santi compatroni d’Europa, insieme a Benedetto.
A partire dal pontificato di Gregorio Magno, le iniziative di missione vennero affidate a monaci che in piccoli gruppi, più spesso a coppie, partendo da sedi diocesane o da monasteri «ai confini dei territori cristiani», si inoltrarono in mezzo a popoli pagani per predicare il Vangelo di Cristo, per annunciare la risurrezione, per battezzare nuovi credenti. Particolarmente attivi in queste missioni furono i monaci irlandesi, che si spinsero a predicare nella vicina Gran Bretagna, in Scozia come nei Regni anglosassoni, poi nell’Europa continentale e in Italia. Ugualmente molto attivi furono i monaci benedettini, impegnati soprattutto nei territori germanici e nell’Europa scandinava e orientale. Presso i popoli slavi furono inviate da Bisanzio numerose missioni di monaci.