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Dal nazionalismo al fondamentalismo

Quasi tutti gli Stati islamici riuscirono a conquistare l’indipendenza tra il 1945 e il 1962. Stiamo parlando di un vasto gruppo di Paesi situati tra il Marocco e l’Indonesia, dai quali è opportuno distinguere quelli del Medio Oriente, i cui abitanti sino alla Prima Guerra Mondiale erano sudditi dell’impero ottomano. Pur avendo dato vita ad un processo d’indipendenza, questi Paesi di fatto rimasero sotto l’influenza francese e inglese. Anche l’Iran era sotto l’influenza inglese. L’indipendenza di questi stati non venne realizzata facendo ricorso alla tradizione religiosa perché i capi politici volevano creare stati nazionali e moderni. Il motore dell’azione fu il nazionalismo crescente in queste realtà territoriali e la contrapposizione al colonialismo e all’imperialismo. Tuttavia negli anni Sessanta si costatò come il nazionalismo non fosse in grado di dare risposte concrete dal punto di vista sociale. I vari stati si trovavano ad essere emarginati dal resto delle nazioni, sottosviluppati dal punto di vista economico con vaste aree di povertà.
A questo punto si manifestarono forze integraliste e islamiste secondo le quali tutti i problemi patiti dalla popolazione musulmana fossero il risultato dell’abbandono della vera pratica islamica secondo l’autentica lettura del Corano. La verità islamica era stata abbandonata per seguire la cattiva strada dell’Occidente che non solo era capitalista, ma anche infedele (perché non credeva in Allah) e dissoluto dal punto di vista morale (perché non seguiva le leggi della Sha’ria). Non dovevano più esserci molti stati ma un’unica comunità di credenti in Allah.

La modernizzazione

Con il termine Occidente generalmente intendiamo esprimere un concetto più ampio di quello che può essere indicato dalla parola cristianità. A formare il concetto di Occidente nel tempo hanno contribuito non solo il Cristianesimo, ma anche tutti gli elementi culturali provenienti dal mondo classico, dalla cultura del Rinascimento alle scoperte delle scienze moderne, dal Liberalismo all’Illuminismo.
Nella concezione islamista invece ha diritto di legittimità solo il Corano, testo che viene interpretato in modo non univoco e spesso problematico a causa della mancanza di una gerarchia e di un centro di potere che possa determinare l’interpretazione ortodossa della fede.
Il mondo islamico tra XVII e XIX secolo non ha avuto modo di essere arricchito da altre influenze culturali se non quelle importanti, ma pur sempre limitate, provenienti dall’ambito religioso.
Poiché all’epoca dei primi califfi non era concepibile che la legge civile fosse distinta da quella religiosa, la stessa regola, secondo i fondamentalisti, deve valere anche oggi. Tuttavia applicare la shari’a in questo modo si concretizza di fatto nella lapidazione delle donne accusate di essere adultere e nel taglio delle mani dei ladri. Tali provvedimenti sono inaccettabili per l’Occidente. In Occidente la libertà religiosa è stata riconosciuta come un diritto essenziale dell’individuo. Lo Stato deve essere in grado di assicurare a tutti la libertà religiosa, essendo laico e cioè non dipendente da nessuna religione.
I Paesi islamici considerati moderati, invece, tollerano la presenza di altre religioni, solo se sono religioni del Libro (bibliche) e monoteiste, ma questi cittadini sono considerati di serie B. L’Islam, di fatto, non riconosce all’individuo il diritto di passare da una religione all’altra, cioè non riconosce la libertà religiosa. Chi è apostata (cioè chi abbandona la propria religione) può essere messo a morte.